Le feste hanno nella crisi il loro simbolo. Nelle strade dello shopping muovono folle che passeggiano davanti ai negozi semivuoti. Il nostro istituto di statistica documenta record negativi, dove si rincorrono termini come crollo e povertà. Ma non viviamo ancora nè crolli nè povertà. Siamo invece in un benessere che ha frenato la sua corsa suscitando ovunque paura e incertezza.
Il futuro dei ventenni di 20-30 anni fa era roseo, aperto a prospettive di lavoro certo e di carriera. Anche al sogno. Il futuro di chi ha oggi 20 e 30 anni è invece tra le nubi che restano grigie e chiuse. Di questo deve parlarsi.
Abbiamo a lungo vissuto al di sopra delle nostre risorse. Siamo al terzo debito pubblico del mondo senza essere la terza economia del mondo. I nodi sono già venuti al pettine e stiamo pagando il conto. Davanti alla crisi la politica è apparsa impreparata, impeganata in contrasti fino alla rissa su temi lontani dalle questioni reali. Per questo è arrivato il governo guidato da Mario Monti che ha mosso i primi passi con i tempi che l’emergenza richiedeva.
Si è dovuto fare in dieci giorni quel che non si era fatto negli anni precedenti. Risultati importanti se pur parziali si sono avuti ma si è ancora dentro la crisi. Questa manovra non è vero che colpisce solo i soliti noti, ossia le fascie a reddito medio e basso. Lo dimostra uno studio degli artigiani di Mestre: favorisce la solidità patrimoniale delle piccole industrie, sposta il peso del fisco meno sulle imprese e le famiglie e più su patrimoni e consumi. Cerca di favorire le assunzioni di donne e di giovani che sono più colpiti dal dramma di una disoccupazione crescente.
Tra tante verità o non verità relative c’è invece una verità assoluta: il nostro Paese non cresce da 15 anni. Attrae, meno degli altri, imprese e capitali stranieri. Spinge, più degli altri, imprese e capitali a cercare spazio altrove.
Per uscire dalla crisi la strada resta in salita ma si può far poco se non si coglie il senso delle cose. Dobbiamo combiare tutti e dobbiamo farlo molto. Anche perchè come ha detto Mario Monti in una recente conferenza stampa, vivendo nel debito e inseguendo tutele e privilegi, abbiamo creato una “apparenza di benessere”. Scaricando onde sempre più alte sulle generazioni future. Possa questo 2012 aprire il tempo delle riforme per un benessere vero.