In Italia ogni anno si verificano circa 180.000 nuovi casi d’infarto cardiaco o malattie coronariche, 120.000 di ictus cerebrale e 60.000 di embolia polmonare. La Trombosi, cioè la formazione di uno o più coaguli di sangue nella circolazione, è il loro principale meccanismo determinante. Globalmente, le malattie cardiovascolari causano almeno il 44% di tutti i decessi. La maggioranza dei soggetti colpiti, se tempestivamente curati, superano l’episodio acuto, ma rimangono più esposti a recidive, a un peggioramento della qualità della vita, e all’invalidità.

La trombosi è una delle poche patologie che davvero può essere drasticamente ridotta con la prevenzione. Si stima che una prevenzione efficace sia capace di ridurre i casi di trombosi di almeno il 50%. Cardine della prevenzione, che naturalmente va iniziata prima che si manifestino sintomi di malattia, è la correzione di errori nel nostro stile di vita (fumo, inquinamento, sedentarietà, stress) e soprattutto nella nostra alimentazione.

Bisogna seguire una corretta alimentazione, basata sulla dieta alimentazione: legumi, cereali non raffinati, frutta e verdura in quantità, olio d’oliva e moderare il consumo di vino (solo durante i pasti principali). Ma nonostante le costanti raccomandazioni in questo senso di medici e dietologi, la dieta mediterranea è sempre meno seguita in Italia, e rischia di essere definitivamente affossata dalle conseguenze della crisi economica.

Cosa si intende per sana e corretta alimentazione?

Gli esperti, guidati dal prof. Sergio Coccheri, professore di Medicina Cardiovascolare all’Università di Bologna e vice presidente nazionale di ALT, hanno così sintetizzato le loro raccomandazioni: aumentare il consumo di frutta e verdura, almeno 5 porzioni al giorno; ogni settimana 3 porzioni di verdura verde, 2 di verdura arancione, 3 di legumi, 3 di verdura ricca di fibra, 7 di altra verdura o frutta; evitare il consumo di latticini grassi; usare poco burro; preferire prodotti naturali e freschi a quelli elaborati o conservati; consumare più carne bianca e meno carne rossa; mangiare pesce almeno 2 volte alla settimana; consumare più cereali integrali; aggiungere poco zucchero ai cibi; ridurre il consumo di bibite zuccherine; consumare ogni giorno 14 grammi di fibra per 1000 calorie; ridurre il consumo di sale preferendo prodotti bassi in sale; ridurre il consumo di salumi e insaccati, cibi conservati, salse e condimenti.

Una dieta basata su verdura, frutta e cibi integrali riduce di un terzo circa il rischio di tumore: questo dicono gli ultimi studi scientifici. Ma c’è di più: se è vero che oltre il 3% dei tumori nasce a tavola, da abitudini alimentari errate, è altrettanto ero che certi cibi sono considerati antitumorali alimentari. A essi vengono riconosciute azioni protettive che contrastano lo sviluppo di una o più forme di tumore. La lotta ai tumori non solo inizia a tavola, ma si può sviluppare una doppia strategia: limitare i cibi a rischio e aumentare il consumo di quelli protettivi.

L’azione protettiva di certe molecole vegetali si può sviluppare in modi diversi. Per esempio: alcuni cibi contengono molecole che rallentano la crescita delle cellule tumorali; altri alimenti stimolano, invece, la cosiddetta apoptosi, un meccanismo naturale delle cellule al quale però quelle tumorali sembrano sfuggire; altri alimenti ancora contengono sostanze che bloccano lo sviluppo dei nuovi vasi sanguigni che si sviluppano intorno al tumore.

Bisogna però considerare che l’azione antitumorale di un alimento è legata ad almeno tre fattori: la qualità del cibo, la quantità (in media 200-250 grammi al giorno); la costanza (il consumo deve essere regolare).

Nell’ampia categoria di verdura e frutta, si è scoperto che vari cibi hanno proprietà protettive nei confronti di vari tumori. Questo è il grosso passo avanti fatto dalla ricerca scientifica: una conoscenza precisa degli antitumorali. Ecco alcuni esempi, indicati nella Guida alla prevenzione dei tumori dell’ Airc.

Le arance sono utili alla prevenzione dei tumori dello stomaco e dell’esofago. L’alto contenuto di polifenoli e di terpeni sembra ostacolare la crescita delle cellule tumorali. Ma la loro efficacia e soprattutto in termini di prevenzione della malattia: le arance, per il loro contenuto specifico di nutrienti e molecole, aiutano l’organismo a liberarsi da sostanze tossiche e potenzialmente cancerogene.

L’azione antitumorale dei pomodori è dovuta, secondo le ricerche, a una molecola chiamata licopene: è il pigmento responsabile del loro colore rosso. Il licopene è un’importante antiossidante ed è efficace nella prevenzione del tumore alla prostata.

Le crucifere sono considerate tra i cibi più antitumorali: cavoli, cavolfiori, broccoli, verza, cavoletti di Bruxelles eccetera. Ci sono riscontri scientifici positivi per il tumore alla vescica, seno, polmone, colon-retto e prostata. L’efficacia antitumorale delle crucifere può derivare dal contenuto di glucosinolati, molecole rilasciate durante la masticazione, che mescolandosi con altre sostanze, stimolano la produzione di una molecola anticancro: il sulforafano. Questo produce un odore tipico, è battericida e accelera l’apoptosi naturale delle cellule che hanno subito una mutazione, come quelle tumorali.

Aglio, cipolla e le piante della famiglia sono simili ai cavoli: contengono molecole di zolfo e l’enzima ellinasi. Quando la pianta viene tagliata o masticata stimola la formazione dell’allicina, che si trasforma in molecole che proteggono il Dna. Ma aglio, cipolla & Co. sono antitumorali se consumati freschi.

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