Per rabbia, dolore fisico, tristezza, gioia.. Quante lacrime vengono versate. Il pianto è un vero e proprio metodo di comunicazione non solo per “femminucce”.
Ci sono due tipi di pianto, uno di reazione a un dolore fisico e un altro, “psicologico”, dovuto a uno stato d’animo. “Il pianto in questo secondo caso è una modalità espressiva evoluta delle emozioni: sono gli uomini, infatti, versano lacrime per comunicare il proprio stato d’animo” spiega la dottoressa Paola Vinciguerra, psicologa e psicoterapeuta e presidente dell’Associazione europea disturbo da attacchi di panico. “E’ il modo che abbiamo per mettere in piazza quello che stiamo vivendo. E ci permette di creare un forte coinvolgimento con gli altri”.
Si piange anche per rabbia: “Questo succede spesso, poichè per codici sociali ed educativi abbiamo imparato a tenere sotto controllo gli scatti d’ira e le manifestazioni tipiche di questo sentimento, ma quando la rabbia è trattenuta, compressa, viviamo uno stato di stress che ci crea la necessità di trovare una soluzione alla tensione. E una di queste è proprio il pianto” chiarisce la psicologa.
“Versare lacrime diventa la risposta allo stress e al dolore del contenimento, diventa un atto liberatorio”. Il pianto liberatorio si manifesta a distanza di tempo dalla situazione che ha determinato quello stato emotivo. “Spesso infatti in quel momento non ci possiamo permettere di piangere, vuoi perchè siamo stati educati a non farlo in pubblico, oppure abbiamo bisogno di mantenere controllo e lucidità per far fronte alla situazione di pericolo che stiamo affrontando” precisa la psicoterapeuta.
Spesso piangere è considerata una debolezza, invece, è molto salutare: “E’ catartico, cioè libera dall’accumulo di stress, scioglie le tensioni e ci permette di entrare in contatto con gli altri, quindi, non può che far bene. Esattamente come la risata, il pianto è un comportamento naturale umano vitale e nel raro caso in cui una persona non riesca a versare mai una lacrima, ciò può derivare da un disagio o un trauma interiore, che richiede un approfondimento con un psicoterapeuta”.
E’ ormai dimostrato che, a seconda del pianto, cambia anche la composizione delle lacrime: quelle versate in risposta a stati emotivi, soprattutto di dolore o di liberazione, contengono, infatti, un oppioide endogeno e potente anestetico, di fatto un antidolorifico naturale che viene liberato dal cervello per restituire benessere all’organismo