I ragazzi che hanno moltiplicato in due anni i ricavi del 20mila per cento sono nascosti in un palazzone sul Chicago River che da un trentennio figura tra gli “Edifici Storici” d’America. Per l’hitech e per il mondo della finanza è davvero un momento storico. Chi l’avrebbe mai pensato che la discesa in Borsa di una compagnia che vende tagliandi-sconto avrebbe mai provocato tanta euforia?
Puntano a racimolare 750 milioni di dollari a Wall Street i ragazzi terribili che avevano detto no ai miliardi, per la precisione sei, con cui appena sei mesi fa la grande Google se li voleva pappare. E così l’offerta pubblica iniziale (Ipo) rischia di diventare “una delle più alte dell’anno”: parola del Wall Street Journal che pure ha già diverse volte puntato il dito sul rischio che la febbre faccia scoppiare una bolla – come ai tempi non proprio gloriosi della prima Silicon Valley.
La compagnia fondata da Andrew Mason a Chicago, anni luce dalla valle californiana del Silicio, sbarca dunque a Wall Street. Scortata da un pattuglia di ricchissime banche d’affari: da Morgan Stanley e Goldman Sachs passando per il Credit Suisse. I numeri fanno paura: dal 2010 a oggi il giro d’affari è passato da 44,2 a 644,7 milioni di dollari nel primo trimestre di quest’anno. E’ il trionfo del social commerce: l’applicazione al commercio al dettaglio di quel principio dell’amicizia virtuale che ha fatto la fortuna di Facebook & C. Anche se qui il tuo amico è soltanto di coupon. Il tagliando di gruppo serve infatti a far scendere il prezzo di un bene: quando ci sono abbastanza acquirenti scatta il supersconto.
La formula funziona: soltanto nel mese di marzo sono stati venduti più di 28 milioni di “groupon”. E le potenzialità di business sembrano infinite. Proprio questo mese il gruppo ha lanciato qui a Chicago la prima applicazione per l’iPhone: ti iscrivi e sul telefonino ti compare l’offerta disponibile. Il principio è sempre quello della localizzazione: l’affare che non puoi rifiutare è a due passi da casa, ogni sottoscrittore indica il suo codice di avviamento postale e il sistema identifica l’offerta più allettante. Il primo di giugno, poi, è stata lanciata l’ultima iniziativa: un accordo con Expedia per ottenere sconti anche negli oltre 150mila hotel che nel mondo lavorano con il grande portale di viaggi.
Come reagirà Wall Street? Il debutto dovrebbe avvenire nel terzo trimestre con il simbolo GRPN. E se il precedente è quello di LinkedIn, il Facebook dei manager, c’è già da fregarsi le mani: le azioni della compagnia di Reid Hoffman, presentate a 45 dollari l’azione, hanno superato la stratosferica cifra di 100 dollari, per poi tornare a livelli più umani: ma oggi viaggiano pur sempre alla velocità di 79 dollari, regalando alla compagnia una capitalizzazione da 7.5 miliardi. E pensare che LinkedIn è sempre stata un po’ considerata la cenerentola delle social-rivelazioni. Alla fine del mese sul mercato dovrebbe arrivare Zynga, la compagnia che firma i giochi online di Facebook, che viene valutata intorno ai 10 miliardi.
Quale sarà la valutazione finale di Groupon? Il gruppo che ha detto no ai 6 miliardi di Google oggi ne vale quasi dieci. Con 83 milioni di sottoscrittori e un mercato che supera i 175 paesi nel mondo le aspettative sono altissime: anche se lo stesso Mason – un antimanager stravagante, un ex musicista che per tenere alto il morale di gruppo fece assumere un clown che girava per l’edificio – ha riconosciuto che l’azienda ha dovuto sobbarcarsi centinaia di milioni di spese di marketing. Non è un caso che i dipendenti che adesso sciamano per il Montgomary Ward Building siano passati da 37 a 7.107 in due anni. Insomma qui cresce davvero tutto. Insieme all’attesa dello sbarco a Wall Street. E alla paura che dietro tutta questa miliardaria eccitazione ci sia una grandissima allucinazione: naturalmente di gruppo.