La crisi economica non ha risparmiato uno dei beni primari per eccellenza, l’abitazione. Oggi locatari e locatori rischiano una guerra fra poveri senza vincitori.

Parlare di sfratto non è facile. Si ha a che fare con due facce della stessa medaglia. Da un lato, ci sono le famiglie che non riescono a far fronte alla rata dell’affitto da pagare e dall’altro i proprietari che, a suon di sacrifici, hanno comprato un immobile, non ricevono un euro dal loro investimento e devono sostenere le spese di un avvocato per lo sgombro dell’immobile. Un braccio di ferro tra due realtà in difficoltà.

Uno sfratto può essere fatto per vari motivi: il proprietario ha dato la disdetta al contratto in quanto intende riutilizzare l’alloggio perchè ne ha bisogno o perchè è scaduto il contratto. Un’altra causa è la morosità, cioè quando l’inquilino non paga più il canone di affitto. Negli ultimi cinque anni gli sfratti sono stati 150mila. La crisi economica non poteva non ripercuotersi anche su questo aspetto. Attualmente sono 50mila le famiglie sotto sfratto perchè non pagano l’affitto.

La procedura di sfratto è lunga ed estenuante. Se l’inquilino non paga l’affitto, il primo passo da fare è scrivere una raccomandata con ricevuta di ritorno in cui si sollecita il pagamento degli arretrati entro una data ben precisa. Se la morosità continua, bisogna rivolgersi a un avvocato per dare il via alla pratica legale di sfratto.

La prima azione è citare l’inquilino moroso che viene invitato a comparire davanti al giudice nel giorno dell’udienza. Se l’inquilino si presenta può chiedere al giudice un periodo di tempo entro il quale poter saldare gli arretrati. Solitamente il giudice concede 3-4 mesi. Se l’inquilino non si presenta, lo sfratto viene convalidato e fissata la data di esecuzione entro 30 giorni. Durante i periodi di rinvio dell’esecuzione il canone delle locazioni finite aumenta per legge del 20%, compreso il risarcimento di eventuali danni.

Può accadere che l’inquilino moroso non se ne vada entro la data fissata dal giudice. L’avvocato notificherà all’inquilino l’atto di precetto con il quale lo si intima a lasciare l’immobile nel giro di dieci giorni altrimenti si dovrà procedere all’esecuzione forzata.

Un emendamento del decreto “Milleproroghe” ha previsto il blocco degli sfratti per l’anno in corso per alcune categorie di inquilini e a determinate condizioni.

Possono usufruire di questo blocco gli inquilini con un reddito annuo lordo inferiore a 27mila euro, che sono o hanno in famiglia persone ultrasessantacinquenni, malati terminali o con handicap con un’invalidità superiore al 66%. La sopensione si applica anche alle famiglie con figli a carico purchè rientrino nella stessa fascia di reddito. Entrambe le categorie non devono avere altre abitazioni. Per tutto il periodo del blocco degli sfratti, l’inquilino deve versare un canone d’affitto aumentato del 20% e se non paga rischia di perdere il diritto alla sospensione.

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