La manipolazione, il gioco come strumento di espressione del proprio mondo interiore: ecco l’essenza della Sandplay therapy o gioco della sabbia. Perché, a volte, le mani hanno la capacità di raccontare più delle parole.
L’individuo si confronta con un vero e proprio universo in miniatura. Dispone di una sabbiera e di una moltitudine di piccoli oggetti: alberi, animali, persone, case, castelli, tra cui può scegliere liberamente, utilizzandoli come preferisce. Può limitarsi a immergere le mani nella sabbia, o comporre degli scenari animati con gli oggetti a disposizione.
La scena che la persona crea nella sabbiera, può essere concepita come rappresentazione tridimensionale di una situazione psichica. Il contenuto interiore viene trasposto dal mondo interno a quello esterno e reso visibile.
Attraverso quello che può apparire come un semplice gioco, l’individuo ha modo di rappresentare la sua proiezione del mondo, le sue dinamiche interiori, i desideri inespressi e i conflitti irrisolti di cui non è consapevole.
E’ una proiezione fedele, puntuale e totalmente in linea con la sua percezione della realtà, perché frutto di un processo libero e creativo, in cui l’individuo si è trovato ad attingere esclusivamente alle sue risorse immaginative e all’istinto, al riparo dai limiti imposti dalla mente e dai condizionamenti.
L’inconscio lascia affiorare le immagini che, attraverso la rappresentazione, prendono vita, diventando tridimensionali, palpabili, fisiche. Ed ecco che, come per magia, gli oggetti e la scena creata attivano nuovi stati d’animo che trasformano, rinnovano, stimolano l’individuo a evolversi.
Sono le immagini con il loro contenuto evocativo e il loro significato, che permettono la trasformazione. Ognuno sceglie gli oggetti più significativi in relazione a se stesso. Ogni oggetto è un simbolo che va interpretato, sia per ciò che rappresenta a livello collettivo, sia per quello che vuole comunicare in relazione a quell’individuo in particolare.
Un altro fattore importantissimo, da tenere in considerazione, è il momento del percorso terapeutico nel quale si realizza la scena. La stessa immagine, infatti, avrà un significato diverso se compare all’inizio della terapia o alla fine dell’iter. Ogni immagine attiene al momento presente in cui viene realizzata: spesso la “prima sabbia” ha un valore diagnostico, in quanto mette in scena il problema indicandone quali sono le possibilità di superarlo e se ci sono le risorse necessarie.