Crescita bassa, debito in aumento e consumi delle famiglie fermi, con un preoccupante brusco calo della spesa per i generi alimentari. E’ il quadro che emerge dagli ultimi dati diffusi dall’Istat.

Nel 2011 il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 1.580.220 milioni di euro correnti, con un aumento dell’1,7% rispetto all’anno precedente. La variazione del Pil in volume è stata pari allo 0,4%. I dati finora disponibili per i maggiori paesi sviluppati, rileva l’Istat, mostrano un aumento del Pil in volume nel Regno Unito (0,9%), in Francia (1,7%), negli Stati Uniti (1,7%) e in Germania (3%) e una diminuzione in Giappone (-0,9%).

Dal lato della domanda nel 2011 si registra una crescita del 5,6% delle esportazioni di beni e servizi e una diminuzione dell’1,9% degli investimenti fissi lordi, mentre i consumi finali nazionali sono rimasti stazionari. Le importazioni sono aumentate dello 0,4%.

A livello settoriale, il valore aggiunto ha registrato un aumento in volume pari all’1,2% nell’industria in senso stretto e allo 0,8% nei servizi; le costruzioni hanno invece mostrato una flessione del 3,5% e l’agricoltura, silvicoltura e pesca dello 0,5%.

Quanto poi al rapporto debito/pil, sale al 120,1% dal 118,7% del 2010. Nel 2009 era al 116,1%. Scende invece il rapporto deficit/pil in Italia, che nel 2011 si è attestato al 3,9% dal 4,6% del 2010. L’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al -3,9%, in miglioramento di 0,7 punti percentuali rispetto a quanto registrato nel 2010. In valore assoluto l’indebitamento netto è diminuito di circa 9,1 milioni di euro, attestandosi sul livello di -62.363 milioni di euro. In lieve calo la pressione fiscale rispetto al pil, che nel 2011 è scesa al 42,5% dal 42,6% del 2010. Nel 2009 era al 43%.

L’Istat “fotografa” infine la situazione delle famiglie italiane. Nel 2011 la spesa per consumi finali ha mostrato un incremento in volume dello 0,2%, con variazioni più contenute rispetto a quelle registrate nel 2010 (+1,2%). A trainare i consumi è stata soprattutto la spesa per i servizi (+1,6%), mentre il consumo di beni è diminuito (-0,9%); particolarmente marcata nella media dell’anno è stata la flessione della spesa per i generi alimentari (-1,3%).

Le cifre diffuse dall’Istat preoccupano le associazioni dei consumatori. “Senza misure di rilancio ed in presenza della forte contrazione dei consumi, un andamento simile del pil era purtroppo inevitabile” affermano in una nota congiunta Adusbef e Federconsumatori. Secondo i presidenti delle due associazioni, Elio Lannutti e Rosario Trefiletti, il dato sulla caduta dei consumi nel settore alimentare è anche sottostimato perché in realtà arriverebbe al -4%.

“Un indicatore che segna la gravità della situazione: in tempi di crisi, infatti, i consumi alimentari sono sempre gli ultimi ad essere intaccati. Puntare sulla ripresa e sulla crescita, avvertono, diventa a questo punto un dovere imprescindibile”.

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