Le disposizioni che compongono il decreto legge sulle liberalizzazioni “consentiranno, nel breve periodo, di traghettare l’economia nazionale fuori dalla spirale recessiva e possibilmente, nel medio/lungo periodo, di allinearla ai ritmi di crescita dei partners europei e internazionali”. E’ quanto si legge nel comunicato della Presidenza del Consiglio diffuso in seguito al Cdm del 20 gennaio.
Analisi condotte dall’Ocse, si rileva ancora nella nota, evidenziano infatti come l’adozione di misure di liberalizzazione che conducano a livelli di regolamentazione del settore dei servizi simili a quelli dei Paesi con i migliori standard produrrebbero una crescita significativa della produttività totale dei fattori nei settori che impiegano tali servizi, quantificabile in oltre 10 punti percentuali.
Altri studi sulla materia indicano che una riduzione delle rendite nel settore dei servizi al livello medio degli altri Paesi dell’euro si assocerebbe, nel medio periodo, a un aumento del prodotto dell’11%; il consumo privato e l’occupazione crescerebbero fino all’8%, gli investimenti del 18%; i salari reali di quasi il 12% senza effetti negativi sull’occupazione.
Nel decreto la crescita economica “è stimolata anzitutto dall’eliminazione dei vincoli burocratici (nulla osta, autorizzazioni, licenze) che oggi ostacolano l’avvio delle attività d’impresa. Crescita vuol dire anche sostegno al tessuto imprenditoriale. La promozione della crescita si accompagna all’innovazione. Si compie cioè un passo decisivo in direzione di un risultato lungamente invocato e mai portato a compimento: la valorizzazione del merito delle giovani generazioni”.
“Premiando le capacità innovative, l’intraprendenza, la lungimiranza e la preparazione, il decreto mette i giovani in condizione di garantire a sé stessi un futuro solido”, sottolinea la Presidenza del Consiglio.
Crescita ma anche equità. Il secondo pilastro, quello dell’equità, “è complementare rispetto al primo, quello della crescita”. Il decreto legge sulle liberalizzazioni, infatti, “dà spazio alla concorrenza e, nuovamente, al merito”.
L’apertura al mercato, incidendo in modo diretto sulle politiche aziendali delle imprese (quelle di grandi dimensioni, ma anche quelle piccole, si legge), “è in grado di determinare una sensibile riduzione dei prezzi, con vantaggi evidenti per i consumatori”. A tutela dei consumatori sono previste anche misure che incentivano la trasparenza e la semplificazione. Si tratta, anzitutto, dei nuovi provvedimenti che aboliscono le tariffe professionali.
Inoltre, sottolinea la Presidenza del Consiglio “sono comprese le norme che impongono un regime di trasparenza rafforzato in tema di clausole vessatorie. E’, ancora, il caso dei nuovi obblighi in tema di assicurazioni r.c. auto e di vendita di medicinali. E’ il caso, infine, del nuovo regime per l’esercizio delle class action, cui si potrà ricorrere più agevolmente”. Ancora nell’ottica dell’equità, il decreto include anche misure a sostegno dei soggetti più vulnerabili. “Sono esemplificativi in tal senso la riduzione degli oneri di accesso ai piani di rateazione dei debiti tributari e la più ampia tutela per i consumatori a fronte di condotte ingannevoli o aggressive da parte di imprese e soggetti erogatori di servizi”.