Un cucchiaino, neanche troppo pieno. E’ la dose giornaliera di sale consigliato: 5 grammi al massimo. Quello che invece si consuma quotidianamente è il doppio: un cucchiaio intero a testa (11 grammi). Non è, infatti, solo il sale che mettiano nel piatto a pizzichi a pesare: una notevole quantità di quello che ingeriamo è contenuto anche in alimenti insospettabili, come i biscotti, le fette biscottate, i prodotti in scatola ecc…
Ormai è risaputo: con poco sale, la salute ci guadagna. LO ribadisce da tempo l’Organizzazione mondiale della sanità e ormai in tutti i Paesi si cerca di seguire le indicazioni di esperti che sottolineano i rischi di un’alimentazione ricca di iodio.
Numerosi studi hanno dimostrato che c’è uno stretto legame tra la quantità di sale introdotta con la dieta e la pressione arteriosa. L’eccessivo consumo giornaliero di sale è, infatti, uno dei principali responsabili della comprarsa di ipertensione arteriosa, che causa malattie dell’apparato cardiocircolatorio e cerebrovascolare. Un regime alimentare a basso contenuto di sodio riduce la pressione arteriosa, migliora la funzionalità di cuore, vasi sanguigni e reni, e aumenta la resistenza delle ossa.
La diminuzione dell’apporto di sale può avvenire attraverso una riduzione della quantità discrezionale dell’alimento, cioè quello aggiunto manualemnte come condimento dei cibi, o attraverso un calo dell’apporto non discrezionale, cioè quello contenuto negli alimenti. Non è difficile ridurne l’apporto giornaliero, basta seguire qualche accorgimento.
Per allontanare ogni tentazione basta non portare la saliera in tavola. In cucina, è fondamentale ridurre progressivamente la quantità di sale durante la preparazione dei pasti, fino alla quantità indispensabile per accontentare il palato: i recettori per il gusto salato situati sulla lingua sono in grado di modificare nel tempo la loro capacità percettiva. Al supermercato è bene non lasciarsi tentare da prodotti in scatola, dadi, salse e cibi precotti.